Stamattina abbiamo visto insieme "L'uomo che piantava alberi" che io personalmente trovo toccante e profondo.
Un racconto magnifico, di quelli che ti fanno pensare e
ripensare per giorni a quanto un uomo, nelle sue piccole azioni quotidiane
invisibili ai più, possa esprimere al massimo grado la presenza di qualcosa di
superiore. Un racconto di amore, di radicamento e attaccamento alla terra, di
solitudine proficua, di grande generosità, di infinita saggezza.
Se volete rivederlo o farlo vedere a qualcuno ecco il link su youtube:
Ma l'uomo che piantava alberi esiste davvero?
Quando l'autore francese Jean Giono scrisse il racconto "L'uomo che piantava alberi" non si ispirò ad alcuna storia vera, ma creò il personaggio di fantasia Elzéard Bouffier per spingere i
lettori a innamorarsi degli alberi.
In India a più di 8000 chilometri di distanza, vive Jadav Payeng, che non ha mai sentito parlare del libro di Giono, ma per molti potrebbe essere il vero Bouffier.
Jadav Payeng |
Poco
più di 30 anni fa, l'allora adolescente Jadav "Molai" Payeng ha
iniziato a piantare dei semi lungo una striscia di sabbia arida nei
pressi del suo paese natio nella regione di Assam,
India del nord, con l'intento di far crescere un rifugio per la fauna
selvatica. Poco dopo, Molai decise di dedicare la vita a questa impresa,
e quindi si è trasferito in un luogo dove potesse lavorare a tempo
pieno alla creazione di un nuovo e lussureggiante ecosistema.
Incredibilmente, questo luogo oggi comprende 1.360 acri di giungla che
Payeng ha piantato da solo, con le sue stesse mani.
Tutto è
iniziato nel lontano 1979, quando le inondazioni hanno portato un gran
numero di serpenti su questa striscia di sabbia.
Un giorno, dopo
che le acque si erano ritirate, Payeng, allora solo sedicenne, ha
ritrovato il posto pieni di rettili morti. In quel momento la sua vita
ha avuto una svolta.
I boschi di Molai |
Lasciata la scuola e la
famiglia, ha cominciato a vivere sul banco di sabbia. Payeng ha accettato volentieri una vita in isolamento.
Ha iniziato a prendersi cura delle piante innaffiandole mattina e sera,
potandole quando necessario. Mentre ci sono voluti anni perchè la
dedizione lodevole di Payeng ricevesse un meritato riconoscimento a
livello internazionale, la fauna selvatica nella regione non ci ha messo
molto a beneficiare di questa foresta "fatta a mano".
Dopo pochi
anni, la lingua di sabbia si è trasformata in un boschetto di bambù. Dimostrando una profonda conoscenza degli equilibri ecologici, Payeng ha
trapiantato all'interno del suo fiorente ecosistema anche le formiche
rosse in modo da rafforzare l'armonia naturale del territorio. Presto il
banco di sabbia un tempo senz'ombra si è trasformato in un ambiente
abitato da svariate creature.
I boschi di Molai |
Nonostante l'importanza del progetto di Payeng, il Dipartimento forestale della regione è venuto per la prima volta a conoscenza di questa foresta solo nel 2008, e da allora ha cercato di sostenerne l'impegno.
"...è una storia esemplare che racconta di come gli uomini potrebbero
essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre alla distruzione"