Eccomi qui a condividere ancora una vostra perla. Margherita Vernocchi, sempre a dividersi tra il palco scenico e la piscina, non disdegna neppure carta e penna...
Cari lettori,
ho deciso di non raccontarvi la solita storia, ma una novella nuova e spero che vi piaccia.
Il suo titolo, come avete già visto, è "una canzone triste".
Ok, ora basta parlare... è meglio che cominci a raccontare...
pochi anni fa, in un paese dell'Olanda di cui non so il nome, viveva un bambino di nome Felice, anche se non lo era affatto.
-Din, din- fece il campanello; il solito dottore entrò con la sua valigetta in pelle nera, sistemò le sue cose nella stanza di Felice per visitarlo...
Dopo mezz'ora uscì, senza rispondere alla solita domanda che il piccolo faceva: -Sono guarito? Quando guarirò? Domani posso giocare in giardino?-
-C'è tempo, devi aspettare e vedrai che le medicine faranno effetto- rispondeva quando ne aveva voglia, cioè quasi mai...
-Ma quanto tempo? Sono stanco di aspettare!- ribatteva Felice. E poi si sentiva il solito cigolio della porta che il dottore chiudeva alle sue spalle, lasciando il bambino con il solito monotono e disgustoso sapore di antibiotico in bocca.
Il dottore andava in salotto dai suoi genitori, lui lo sapeva, avrebbe voluto andare a spiarli, come spesso prima della malattia lui faceva, ma, con quella tosse non si poteva: lo scoprivano subito e gli dicevano: -torna subito a letto, o peggiorerai... e tu non vuoi, vero?- Così annuiva e si recava, con il capo chino a fissare i suoi piedi scalzi, i suoi calzini bucati, in camera sua.
Quel giorno, quel mercoledì, i suoi avevano acceso un cd, l'unico che avevano, quella canzone triste che rimbombava nelle sue orecchie e negli angoli di tutta la casa. Lui ormai si era abituato a quel suono, aveva capito che i suoi genitori alzavano il volume per coprire alle sue orecchie le tragiche parole del dottore che in realtà Felice avrebbe voluto ascoltare, per sapere come stavano le cose...
Intanto il dottore aveva parlato: si trattava di un tumore a un polmone, era necessario asportarne una parte, una briciola, ma se non si fosse intervenuti in tempo...
Potete immaginare il seguito.
Quel pomeriggio i genitori presero i loro risparmi, risparmi di una vita, che avrebbero voluto usare per per una cosa importante...
Ma cosa è più importante della vita di un figlio?
Così ci fu l'intervento che salvò la vita di Felice.
Da quel giorno la "canzone triste" divenne, non dico felice, ma un po' meno triste, perchè era diventata un ricordo non più solo delle malattia, ma soprattutto della guarigione!
"Il compito dell'insegnante è semplice: scoprire qual è l'interesse di un fanciullo e aiutarlo a esaurirlo."
giovedì 9 gennaio 2014
lunedì 6 gennaio 2014
Cominciamo e ricominciamo
Sempre difficile lasciare le vacanze... questa sera ho deciso di spiegare a me stessa i motivi per cui domani dovrò essere felice e pimpante nello scendere dal letto.
Per esempio sono felice perchè il mio lavoro mi regala delle perle così:
Una bella sorpresa
di Minguzzi Teresa
Aveva appena avuto l'incidente in macchina il nostro zio: sentivamo nel naso odori cattivi di incomprensione, anche se c'erano in casa tante composizioni di fiori profumati; ci veniva da singhiozzare tutte le volte che ci trovavamo in contatto con oggetti del nostro caro...
Circa un anno dopo, nel 2006, mia sorella e io ci svagavamo con le bambole, fredde e rigide. E' stato in quel momento che a noi due è venuto il desiderio di un fratellino.
Così lo abbiamo chiesto alla mamma, ma lei ci ha subito risposto che non se poteva neanche parlare, perchè sarebbe stato un impegno troppo faticoso.
Qualche giorno più tardi ci abbiamo riprovato, ma con un altro metodo: le siamo saltate addosso e l'abbiamo supplicata.
...come si può intuire, neanche questo funzionò...
Allora siamo passate a cercare rinforzi, ma al quel punto, visto l'impegno che mettevamo, lei cominciava a cedere: tutte e tre insieme ci siamo inginocchiate davanti al letto, pregando intensamente per questo arrivo.
Finalmente, quando ormai cominciavano a farmi male le ginocchia, ci siamo rialzate, piene di speranza.
Avevamo passato diverse sere a pregare, mese dopo mese vedevamo il nostro miracolo apparire, la pancia della mamma ingrandirsi ed eravamo tutti sempre più eccitati, ma anche impauriti che potesse accadere qualcosa a quella minuscola creatura, ancora sconosciuta.
Una notte, all'improvviso, mentre stavamo già dormendo, sentimmo dei lamenti: era la mamma, il cui grembo sussultava.
L'ho vista rivestirsi frettolosamente, mentre il papà correva ad aiutarla, le prendeva le valigie già pronte, chiamando la nonna a stare con noi; avevo capito, nonostante la confusione, che la mamma doveva andare all'ospedale, tutta la casa era in allerta, nell'attesa di ricevere aggiornamenti...
Intanto, mentre aspettavamo il loro ritorno, ripercorrevo quei giorni, durante i quali avevamo preparato la dimora per il nuovo arrivato e tutti si facevano in quattro per aiutarci, nel caso ce ne fosse stata la necessità.
Avevamo organizzato il lettino, mezzi di trasporto adatti, tutine varie, coperte, ciucci, bagnoschiuma delicati, creme... per farla breve tutto ciò che avrebbe potuto fare fronte alle varie esigenze.
Andavamo spesso a trovare la nostra mamma, appoggiavamo delicatamente l'orecchio sulla pancia e ascoltavamo... ascoltavamo i sussulti i tumulti radi ed echeggianti...
Erano arrivati anche i tempi delle ecografie; ad una delle quali ho assistito anche io: una sostanza gelatinosa, appiccicosa e trasparente faceva scorrere un aggeggio sulla pancia della mamma. Questo, collegato ad un computer, mostrava la sagoma del bambino.
Avevamo passato dei momenti indimenticabili, ma sapevamo che non era ancora finita, che il bimbo era sul punto di nascere e c'eravamo anche messi d'accordo sul nome da dargli.
Alla fine il giorno tanto atteso, quello fatale, era arrivato: finita l'ansia non eravamo più tanto preoccupati quanto prima, anzi, ci preocupavamo solo di riempire di coccole quel batuffolo di pelle morbida, setosa, ciccotta e di insegnargli tante cose.
Naturalmente anche oggi non smettiamo di farlo, anzi lo facciamo con meno litigi e gelosia e con sempre maggiore generosità.
...seguiranno altri 365 motivi!
Per esempio sono felice perchè il mio lavoro mi regala delle perle così:
Una bella sorpresa
di Minguzzi Teresa
Aveva appena avuto l'incidente in macchina il nostro zio: sentivamo nel naso odori cattivi di incomprensione, anche se c'erano in casa tante composizioni di fiori profumati; ci veniva da singhiozzare tutte le volte che ci trovavamo in contatto con oggetti del nostro caro...
Circa un anno dopo, nel 2006, mia sorella e io ci svagavamo con le bambole, fredde e rigide. E' stato in quel momento che a noi due è venuto il desiderio di un fratellino.
Così lo abbiamo chiesto alla mamma, ma lei ci ha subito risposto che non se poteva neanche parlare, perchè sarebbe stato un impegno troppo faticoso.
Qualche giorno più tardi ci abbiamo riprovato, ma con un altro metodo: le siamo saltate addosso e l'abbiamo supplicata.
...come si può intuire, neanche questo funzionò...
Allora siamo passate a cercare rinforzi, ma al quel punto, visto l'impegno che mettevamo, lei cominciava a cedere: tutte e tre insieme ci siamo inginocchiate davanti al letto, pregando intensamente per questo arrivo.
Finalmente, quando ormai cominciavano a farmi male le ginocchia, ci siamo rialzate, piene di speranza.
Avevamo passato diverse sere a pregare, mese dopo mese vedevamo il nostro miracolo apparire, la pancia della mamma ingrandirsi ed eravamo tutti sempre più eccitati, ma anche impauriti che potesse accadere qualcosa a quella minuscola creatura, ancora sconosciuta.
Una notte, all'improvviso, mentre stavamo già dormendo, sentimmo dei lamenti: era la mamma, il cui grembo sussultava.
L'ho vista rivestirsi frettolosamente, mentre il papà correva ad aiutarla, le prendeva le valigie già pronte, chiamando la nonna a stare con noi; avevo capito, nonostante la confusione, che la mamma doveva andare all'ospedale, tutta la casa era in allerta, nell'attesa di ricevere aggiornamenti...
Intanto, mentre aspettavamo il loro ritorno, ripercorrevo quei giorni, durante i quali avevamo preparato la dimora per il nuovo arrivato e tutti si facevano in quattro per aiutarci, nel caso ce ne fosse stata la necessità.
Avevamo organizzato il lettino, mezzi di trasporto adatti, tutine varie, coperte, ciucci, bagnoschiuma delicati, creme... per farla breve tutto ciò che avrebbe potuto fare fronte alle varie esigenze.
Andavamo spesso a trovare la nostra mamma, appoggiavamo delicatamente l'orecchio sulla pancia e ascoltavamo... ascoltavamo i sussulti i tumulti radi ed echeggianti...
Erano arrivati anche i tempi delle ecografie; ad una delle quali ho assistito anche io: una sostanza gelatinosa, appiccicosa e trasparente faceva scorrere un aggeggio sulla pancia della mamma. Questo, collegato ad un computer, mostrava la sagoma del bambino.
Avevamo passato dei momenti indimenticabili, ma sapevamo che non era ancora finita, che il bimbo era sul punto di nascere e c'eravamo anche messi d'accordo sul nome da dargli.
Alla fine il giorno tanto atteso, quello fatale, era arrivato: finita l'ansia non eravamo più tanto preoccupati quanto prima, anzi, ci preocupavamo solo di riempire di coccole quel batuffolo di pelle morbida, setosa, ciccotta e di insegnargli tante cose.
Naturalmente anche oggi non smettiamo di farlo, anzi lo facciamo con meno litigi e gelosia e con sempre maggiore generosità.
...seguiranno altri 365 motivi!
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