La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell'ultima
c'erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente egualmente.
Bertolt Brecht
Guardiamo preoccupati alla situazione internazionale e ci sentiamo impotenti di fronte alla possibilità di bombardamenti in Siria, ma forse qualcosa possiamo fare per educare noi stessi e chi ci circonda alla pace.
Ho deciso di riportare qui varie riflessioni che spero ci aiutino a crescere in questa direzione.
riflessione n.1: Papa Francesco
"In questi giorni - ha sottolineato il Pontefice -
stiamo parlando tanto della pace, vediamo le vittime delle
armi, ma bisogna pensare anche alle nostre armi quotidiane: la
lingua, le chiacchiere, lo spettegolare". Ogni comunita' - ha
spiegato - deve vivere invece con il Signore ed essere "come il
Cielo".
"Perche' ci sia pace in una comunita', in una famiglia, in
un Paese, nel mondo, dobbiamo incominciare cosi': essere con il
Signore. E - ha elencato Papa Bergoglio - dov'e' il Signore non
c'e' l'invidia, non c'e' la criminalita', non c'e' l'odio, non
ci sono le gelosie. C'e' fratellanza".
"Chiediamo questo al
Signore: mai uccidere il prossimo con la nostra lingua, ed
essere con il Signore come tutti noi saremo in Cielo", ha poi
concluso.
(fonte AGI)
Proviamo a fare questo proposito per il nostro nuovo anno scolastico?
riflessione n.2: viaggio in Irlanda
In una delle chiese più importanti di Dublino c'è una porta con un grande buco al centro.
Cosa ci fa in mezzo a busti di personaggi celebri e reliquie preziose?
La vicenda risale alla fine del Quindicesimo secolo: allo scoppio di una rissa per futili motivi, Black James, nipote del
conte di Ormond, si rifugia nella sala capitolare assieme agli uomini
della sua famiglia, mentre fuori i Kildare sono pronti a battersi. Allora viene operata un'apertura nella porta ed il giovane Kildare infila un braccio... per offrire la mano in segno di pace! Per questo si dice "rischiare un braccio"!
La pace non è mai un "quieto vivere", ma comporta rischi e rinunce!
riflessione n.3: la Siria
...Guardiamo
la gente attorno a noi, i nostri operai che sono venuti a lavorare tutti come
sospesi, attoniti: «Hanno deciso di attaccarci». Oggi siamo andate a Tartous…
sentivamo la rabbia, l’impotenza, l’incapacità di formulare un senso a tutto
questo: la gente cerca di lavorare, come può, di vivere normalmente. Vedi i
contadini bagnare la loro campagna, i genitori comprare i quaderni per le scuole
che stanno per iniziare, i bambini chiedere ignari un giocattolo o un gelato…
vedi i poveri, tanti, che cercano di raggranellare qualche soldo, le strade
piene dei rifugiati “interni” alla Siria, arrivati da tutte le parti nell’unica
zona rimasta ancora relativamente vivibile… guardi la bellezza di queste
colline, il sorriso della gente, lo sguardo buono di un ragazzo che sta per
partire per militare, e ci regala le due o tre noccioline americane che ha in
tasca, solo per “sentirsi insieme”… E pensi che domani hanno deciso di
bombardarci… Così. Perché “è ora di fare qualcosa”, così si legge nelle
dichiarazioni degli uomini importanti, che domani berranno il loro thé guardando
alla televisione l’efficacia del loro intervento umanitario… Domani ci faranno
respirare i gas tossici dei depositi colpiti, per punirci dei gas che già
abbiamo respirato?
La
gente qui è davanti alla televisione, con gli occhi e le orecchie tesi: «Si
attende solo una parola di Obama»!!!! Una parola di Obama?? Il premio Nobel per
la pace, farà cadere su di noi la sua sentenza di guerra? Aldilà di ogni
giustizia, di ogni buon senso, di ogni misericordia, di ogni umiltà, di ogni
saggezza?...
lettera di quattro suore trappiste in
Siria
E voi a chi vorreste assegnare il Nobel per la Pace?